Il gatto e la comunicazione
Dott.sa Simonetta Mattivi
Medico Veterinario esperto in comportamento animale
Master in etologia applicata e benessere animale
Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate (SISCA)
Comunicare è fondamentale per ogni essere vivente. Dobbiamo saper comunicare per interagire sia con i nostri simili, sia con le altre specie. Per lavorare, giocare, avere amicizie, insegnare, apprendere, educare, avere relazioni, in altre parole vivere, dobbiamo saper comunicare e chi meglio comunica, ne trae un beneficio. La comunicazione è uno scambio di messaggi, è un inviare e ricevere informazioni, pensieri, emozioni, stimoli, è una condivisione che influenza il comportamento e la risposta dell’interlocutore.
Si nasce con il bagaglio necessario per comunicare, ma la comunicazione va appresa. Durante l’infanzia impariamo ad usare tutti i mezzi che abbiamo a disposizione e nell’arco della nostra vita possiamo affinare e migliorare la nostra comunicazione. E’ attraverso i sensi (vista, udito, tatto, olfatto) e il nostro corpo che impariamo a comporre i nostri messaggi e a capire quelli degli altri. Per esempio, utilizziamo la vista per guardare i movimenti del nostro interlocutore, usiamo profumi e deodoranti per lanciare messaggi olfattivi, usiamo l’udito per ascoltare quello che ci viene detto e usiamo la stretta di mano per presentarci o le carezze per rassicurare.
Ogni individuo utilizza nella comunicazione maggiormente i sensi più sviluppati nella sua specie. Gli umani sono immersi per lo più in un mondo di suoni e immagini e il cane vive in un mondo costituito soprattutto da odori . Il gatto utilizza segnali visivi, tattili, olfattivi e un’ampia gamma di vocalizzi, sia nella comunicazione con i suoi simili che nella comunicazione con l’umano.
L’uomo ha imparato in maniera unica nel mondo animale a utilizzare la parola e a dare al linguaggio verbale una grande importanza, ma comunica anche tramite il linguaggio non verbale.
Per linguaggio non verbale s’intende semplicemente tutto ciò che non è verbale, quindi, tono e volume della voce, ma anche aspetto esteriore (per es. conformazione fisica e abbigliamento), movimenti del corpo (busto, testa, arti), espressioni facciali, uso dello sguardo, uso del contatto corporeo (abbracci, carezze, strette di mano ecc), uso dello spazio intorno a noi (per esempio la distanza che manteniamo rispetto all’interlocutore). Tutti questi segnali vanno a comporre il messaggio che trasmettiamo che quindi è formato dalla loro somma.
Alcuni di questi segnali sono di non facile controllo cioè possono essere involontari e inconsapevoli, per esempio difficilmente siamo capaci di nascondere le nostre emozioni.
Concentrandoci solo sul nostro parlato, rischiamo di prestare poca attenzione al nostro linguaggio corporeo. Quello che può succedere è che le nostre parole dicono una cosa, ma il nostro corpo, invece di confermare il parlato, comunica il contrario, cioè emettiamo segnali incongrui e contradditori tra loro. Nel corso di una comunicazione incoerente, l’interlocutore darà più importanza ai nostri segnali non verbali piuttosto che al nostro parlato. Se ci avviciniamo con postura rilassata e sorridendo ma pronunciando delle offese, il nostro interlocutore sa che stiamo scherzando; viceversa se ci avviciniamo con postura rigida, le sopraciglia aggrottate pronunciando delle rassicurazioni, quello che sarà recepito è la nostra rabbia non le nostre parole.
Se è vero che non sempre è facile comunicare quello che vorremmo trasmettere e che altrettanto non facile è nascondere quello che non vorremmo trasmettere, è vero che in pratica è impossibile astenersi dal comunicare: anche i nostri silenzi e la nostra immobilità sono sempre significativi.
Se con il nostro gatto non riusciamo a capirci, siamo sicuri che la nostra comunicazione sia coerente? Siamo sicuri che quello che stiamo trasmettendo è quello che effettivamente vogliamo comunicargli?
Nell’arco dei secoli in cui ha condiviso gli spazi con l’umano, il gatto ha imparato a leggere la nostra comunicazione; è in grado di decifrare ogni gesto, espressione facciale e di comprendere le nostre intenzioni e il nostro stato emotivo. Noi possiamo dire lo stesso?
Quando un gatto, dopo un paio di carezze, inizia a frustare l’aria con la coda, non è uno scodinzolio di piacere, ma sta cercando di avvertirci che è stufo delle nostre attenzioni e gradirebbe essere lasciato in pace; se non lo assecondiamo nella sua richiesta, rischiamo la zampata o il morso, cioè costringiamo il gatto a comunicarci il suo dissenso in maniera più incisiva, dimostrandogli la nostra poca comprensione del suo linguaggio e il nostro poco rispetto.
Se un gatto miagola rivolto al proprietario, non significa sempre, come spesso si crede, che abbia fame; forse vuole giocare, interagire in qualche modo, forse la sua cassetta igienica è sporca oppure sta semplicemente salutando.
Interpretare in maniera corretta tutti i vari segnali comunicativi emessi dal gatto, migliora la convivenza e arricchisce la nostra e la sua vita.