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Il gioco

Dott.sa Valentina D'Angelo
Medico Veterinario LP
Master in Clinica delle Malattie
Comportamentali del Cane e del Gatto

Il gioco… Argomento affascinante, molto studiato, ma che sfugge alle definizioni che in tanti hanno provato a dare. Proviamo a tirare un po’ le somme.

Un animale gioca solo quando è sazio, non è assetato e non è occupato in altra attività di primaria importanza. Il gioco non è dettato da nessuna necessità impellente ma si svolge nei momenti di estrema rilassatezza. È un comportamento privo di un fine serio durante il quale sono eseguiti moduli comportamentali (o loro elementi) espressi con assoluta serietà in altri contesti. Si tratta di atteggiamenti sessuali, di fuga, di attacco, di cattura della preda e di nutrizione, nonché della manipolazione di oggetti. … e veniamo al gatto.

Mamma gatta istruisce i piccoli attraverso il gioco. I primi giochi di predazione riguardano la coda della mamma che si muove. In seguito mamma gatta porta prede già “stordite” e l’istruzione dei futuri predatori passa attraverso il gioco. Il gioco “fisico” (lotte, inseguimenti, salti) inoltre allena il corpo, sviluppa i muscoli, dà competenze motorie e sensoriali. Ma il gatto adulto continua a giocare con la preda, con palline di carta, tappi di bottiglia, fili pendenti e qualsiasi cosa si muova … dunque? Si ipotizza che il gioco sia “fine a sé stesso” e autoremunerativo, ovvero che dia piacere di per sé.

Che giochi piacciono, allora, al nostro gatto? Prima di tutto, evidentemente, i giochi che richiamano la predazione, quindi inseguire piccoli oggetti che si muovono. E’ buona norma lasciare a disposizione del gatto di casa qualche topolino di pezza, palline, pupazzetti appesi a un filo. Ma il gatto è anche un grande solutore di problemi. Si possono utilizzare i giochi kong per cani di piccola taglia, da cui escono le crocchette. Oppure si possono organizzare giocattoli fatti in casa a costo zero, come scatoline di cartone con un buchino da cui possano uscire le crocchette, scatole di cartone con più buchi da cui il gatto possa entrare e uscire, dove possa nascondersi e portarsi appresso i suoi giocattoli. Un’altra opzione è la “scatola di palline”: dentro una scatola abbastanza capiente si possono mettere tante palline di carta o di stagnola, tra le quali si può nascondere qualche bocconcino appetitoso. Un discorso a parte merita il gioco sociale.

Il gatto è principalmente un giocatore solitario, ma talvolta propone a un suo simile inseguimenti e lotte. Questo tipo di gioco è più frequente tra gattini, diminuisce nell’adulto, dove rischia di diventare pesante e di degenerare. Si tratta del tipo di gioco che spesso i proprietari fanno con il loro gattino utilizzando mani e piedi… salvo restare vittima degli agguati del suddetto gattino, diventato gattone di 6Kg, quando stanno semplicemente passando nel corridoio. Molti gatti apprezzano il gioco collaborativo con il proprietario. Anche al gatto si può insegnare a sedersi, ad attendere su richiesta, mentre il proprietario prepara un piccolo gioco da risolvere (nasconde un po’ di cibo o un giocattolo), quindi chiede “cerca”. Conosco svariati gatti che fanno il riporto del pupazzetto al proprietario perché lo lanci ancora. Anche nel gatto, infine, il gioco può essere un utile strumento di prevenzione o cura dei problemi comportamentali perché attraverso esso si crea una cornice piacevole in cui si possono inserire nuovi elementi di conoscenza, competenze nuove e una nuova relazione.